giovedì 30 dicembre 2010

Cosa fanno gli insegnanti (un augurio per l'anno che verrà)

Fine anno. Tempo di buoni propositi e di auguri per l'anno che sta per arrivare.
Allora auguro a tutti di trovare sulla propria strada degli insegnanti che sanno quello che fanno. Ma soprattutto che credono in quello che fanno. Non è così facile ma non è impossibile.
Con un po' di fortuna potrebbe trattarsi persino di uno come Taylor Mali (ha anche un bel sito ufficiale). Uno che scrive una poesia come quella del video, sa quello che fa, e ci crede.
A proposito: il video originale lo potete trovare qui. Io ho sovrapposto i sottotitoli in italiano (traduzione fatta in casa).


Il testo originale della poesia si trova qui (il testo scritto è leggeremente diverso da quello recitato nel video). Di seguito, invece, si trova la mia approssimativa traduzione.

Cosa fanno gli insegnanti ovvero
obiezione respinta ovvero
Se ti va male puoi sempre studiare giurisprudenza

Dice che il problema con gli insegnanti è “Cosa può imparare un ragazzo
da uno che ha deciso che la scelta migliore nella sua vita era diventare un insegnante?”
Ricorda agli altri ospiti che è vero quello che si dice degli insegnanti :
Quelli che sanno fare, fanno ; quelli che non sanno fare, insegnano.

Decido di mordere la mia lingua invece della sua
e resisto alla tentazione di ricordare agli altri ospiti
che è vero anche quello che si dice degli avvocati.

Perché stiamo mangiando, dopotutto, e questa è una conversazione garbata.

“Voglio dire, sei un insegnante, Taylor, dai,
sii onesto. Cosa produci?”

E vorrei che non lo avesse fatto
(chiedermi di essere onesto)
perché, vedete, ho una regolina
sull'onestà e sui calci in culo :
se lo chiedi, te lo devo dare.

Vuoi sapere quello che faccio?

Faccio lavorare i ragazzi più duro
di quanto avrebbero mai pensato di poter fare
Posso fare che un 4 e mezzo sembri una medaglia d'oro al valore civile
E posso fare che un 9 e mezzo sembri uno schiaffo in faccia:
Come osi farmi sprecare il mio tempo con qualcosa meno del tuo meglio.

Faccio che i ragazzi stiano seduti per 40 minuti di studio
In assoluto silenzio. No, non potete lavorare in gruppo.
No, non puoi fare una domanda.
Perché non ti faccio andare a bere?
Perché non hai sete, sei annoiato, ecco perché.

Faccio i genitori tremare di paura quando chiamo a casa:
Spero di non aver chiamato in un momento sbagliato,
volevo solo parlarle di qualcosa che Billy ha detto oggi in classe

Ha detto : “Lascia in pace quel ragazzo. Io piango ancora, qualche volta, tu no?”
Ed e' stato il più nobile atto di coraggio che io abbia mai visto.

Faccio che i genitori vedano i propri figli per quello che sono
E per quello che possono essere.

Vuoi sapere quello che faccio ?

Faccio che i ragazzi si pongano domande,
che facciano domande.
Li faccio criticare.
Faccio che si scusino e che siano sinceri.
Li faccio scrivere, scrivere, scrivere.
E poi li faccio leggere.
Li faccio compitare: assolutamente bellissimo,
assolutamente bellissimo, assolutamente bellissimo
ancora e ancora a ancora, finché non sbaglieranno mai più
nessuna di quelle parole.

Li faccio mostrare tutto il loro lavoro in matematica.
e che lo nascondano nella bella copia.
Faccio loro capire che se hai questo (cervello)
allora segui questo (cuore) e se qualcuno prova a giudicarti
per quello che produci, gli mostri questo (il dito).

Lascia che te lo spieghi, così che tu sappia che quello che dico è vero:
io faccio una dannata differenza! E tu ?

lunedì 27 dicembre 2010

Abitare lo spazio: la ISS

Nei giorni scorsi sono circolati in rete gli auguri natalizi di Paolo Nespoli. Chi è Paolo Nespoli? L'astronauta italiano che anche in questo momento è in orbita attorno alla Terra, insieme a un collega russo e a un'americana, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (o, in inglese, International Space Station, ISS).

Cos'è la ISS? 


Da dieci anni ci sono almeno 2 persone in orbita attorno alla Terra, a un'altitudine di circa 350 km e con una velocità di quasi 29000 km all'ora. è l'equipaggio della ISS, una stazione spaziale realizzata per condurre esperimenti scientifici di vario tipo, grazie alla collaborazione di molte nazioni, tra cui l'Italia.

Se volete vedere la Terra come se foste voi, adesso, a bordo della ISS, visitate il sito della NASA. In realtà sono foto pescate dall'archivio, calcolando la posizione attuale della Stazione Spaziale, ma l'effetto è comunque affascinante.

Se anziché vedere le foto dalla ISS, preferite vedere le foto della ISS, potete guardare qui oppure qui.

Benissimo. Ma noi comuni mortali possiamo sperare di vedere la ISS dal vero, oltre che sulle foto? La risposta è sì, anche a occhio nudo, basta guardare in alto. Certo, bisogna sapere dove guardare e quando.
L'immagine originale è visibile qui
Dalla Terra, la ISS appare come una stella in movimento. A differenza delle stelle, non emette luce, ma possiamo vedere i raggi del Sole riflessi dai pannelli solari della stazione spaziale. Siccome l'inclinazione dei pannelli varia, non sempre la ISS è visibile allo stesso modo. Inoltre 29000 km/h sono una bella velocità e la nostra "stella in movimento" attraversa il cielo visibile in pochi minuti.

Cliccando sulla foto qui di fianco si può vedere una sequenza fotografica del passaggio della ISS (l'effetto è molto accelerato, ovviamente).

Vedere la ISS, dove e quando guardare

Esiste un sito, Heavens Above, che fornisce moltissime informazioni su cosa si può osservare nel cielo, anche satelliti artificiali, con carte del cielo e orari relativi alla città da cui osservate. (Naturalmente) è in inglese ma usarlo è semplice anche per chi non sa la lingua. Ad ogni modo, sul bel blog dell'osservatorio astronomico di Perinaldo, si possono trovare istruzioni dettagliate in italiano.

Io l'ho fatto, quindi se volete sapere cosa farò nelle prossime sere, potete consultare questa tabella. Stasera, verso le sette e un quarto, guarderò verso ovest. Non so se riuscirò a vedere granché perché la ISS sarà poco luminosa e passerà piuttosto bassa sull'orizzonte. Dovrebbe andare meglio domani, poco dopo le sei, e la sera del 29 dicembre, verso le sei e mezza, quando la ISS dovrebbe essere piuttosto luminosa e abbastanza alta in cielo. Anche le previsioni del tempo sembrano favorevoli.

Sarebbe bello se ci provasse anche qualcun'altro e magari ci scrivesse le proprie osservazioni.

domenica 5 dicembre 2010

Sporcarsi le mani

La foto originale viene da qui
Da una decina di giorni ho finito di leggere un libro*. Devo ancora capire se mi è piaciuto o no.
Avevo pensato di usarne una frase da mettere nelle (ec)citazioni. Questa: "La scuola è il mondo al contrario: non si mette nulla nero su bianco, ma viceversa. A scuola tutto è fatto per essere dimenticato, come la poca polvere bianca del gesso".

Poi ho deciso che la frase suona bene ma non funziona.

Potrei far notare che i giorni di un insegnante (ma anche di uno studente, direi) sono pieni di firme e di scartoffie, entrambe nero su bianco. Potrei sottolineare, per avvicinarmi di più al senso vero della citazione, che molti (anzi, di più) momenti della mia vita da alunno non sono affatto dimenticati: alcuni risalgono a più di un quarto di secolo fa, ma sono ancora incisi nella mia mente.

Ma il fatto è che la frase del libro si riferisce a una scuola di lavagne nere e gessetti bianchi. Fino allo scorso anno, anch'io lavoravo in una di quelle scuole. Entravo in classe con la mia scatoletta di gessetti (colorati, non bianchi: me li ero comprati di mia tasca). Ne uscivo con le mani ingessate, la giacca macchiata, i pantaloni a chiazze. Più di una volta ho scoperto di avere strisce di gesso sul naso, oppure di essermi fatto il trucco agli occhi senza volerlo.

Uscivo dall'aula con la lezione scritta sul corpo.
La foto originale viene da qui
Oggi no. Nella mia scuola i gessetti sono stati sostituiti da pennarelli, le lavagne nere di ardesia da lavagne di plastica bianca. Giro per le aule con una manciata di pennarelli in tasca. Poi, nel mezzo di una spiegazione, ne prendo uno per scrivere qualcosa alla lavagna: è scarico. Ne prendo un altro, scarico anche quello. Al terzo o quarto tentativo trovo un pennarello che scrive ma ormai quel labile filo di concentrazione che legava la classe è spezzato. Nel frattempo dai pennarelli è uscito un odore che ha intossicato me e, credo, tutti quelli della prima fila.

Così confesso: ho nostalgia di quando i ragazzi e le ragazze potevano usare la scusa delle mani sporche di gesso per poter andare in bagno e prendersi una pausa.

Un paio di giorni fa, interrogo Beatrice, di terza B. Lei, alla lavagna, risolve come meglio può un paio di problemi, poi depone il pennarello tossico e torna a sedersi. Un attimo dopo è di nuovo in piedi, mi mostra le mani — ha qualche granello di polvere blu sulle dita — e chiede di andarsele a lavare. Sono tentato di ringraziarla.

* il libro in questione è Bianca come il latte rossa come il sangue, di Alessandro d'Avenia. Edizioni Mondadori.

giovedì 2 dicembre 2010

Little Darwin

L’avventura della scienza e delle sue scoperte ha qualcosa in comune con il piacere del gioco e con la curiosità di un bambino.
Questa frase esprime bene quello che penso ed è un po' la "filosofia" con cui nasce questo blog (blog che aggiorno troppo di rado, lo so). Vorrei fosse una frase mia, ma ammetto di averla copiata – e un po' rimaneggiata – dalla prefazione a un piccolo libro per ragazzi: Little Darwin, delle edizioni Codice. Gli autori sono Mara Dompè (testi) e Alessandro Blengino (illustrazioni).


I protagonisti del libro sono Alice, una ragazza che deve studiare per l'interrogazione dell'indomani, e Darwin. È proprio lui, Charles Robert Darwin a raccontare la storia della propria vita, del grande viaggio intorno al mondo e di come nacque la teoria dell'evoluzione delle specie per selezione naturale. Ma anche Alice ha qualcosa da raccontare: alcune delle scoperte, avvenute dopo la morte di Darwin, che  hanno confermato le sue idee. Perché non è affatto vero, come si sente troppo spesso, che l'evoluzione delle specie è solo una teoria non dimostrata: ci sono prove e riprove, roba che nemmeno Darwin stesso avrebbe pensato di trovare. E un piccolo libro per ragazzi basta per capirlo.


Con un linguaggio semplice e diretto, passano informazioni scientifiche, note biografiche, aneddoti curiosi: Darwin che cavalca le tartarughe, oppure che, dopo aver a lungo cercato una nuova specie di nandù (un uccello simile allo struzzo), se lo ritrova servito per cena.
Insomma, il racconto scorre leggero e veloce. Alla fine rimane il fascino delle avventure e delle scoperte del grande naturalista inglese. E, quel che più conta, rimane la voglia di saperne di più.

Se, nonostante tutto, decidete di non leggere il libro, leggete almeno la prefazione: quasi quasi, quella da sola vale il prezzo del libro. La riporto per intero qui di seguito. (Starò infrangendo qualche legge sui diritti d'autore? Spero di no. Comunque, a mia difesa, preciso che l'ho trovata già pubblicata su internet, a questa pagina. Quindi...)

La prefazione, di Telmo Pievani
L’evoluzione non è stata scoperta da un vecchio nonno con la lunga barba bianca, quello che tutti noi riconosciamo nell’immagine come l’anziano vegliardo dallo sguardo un po’ triste, di nome Charles Darwin. No, l’evoluzione è stata scoperta da un ragazzino curioso e impertinente, e non molto studioso, che amava collezionare insetti e che un giorno ebbe la fortuna di partire per un meraviglioso viaggio in barca attorno al mondo.
Tra una nottata di mal di mare e l’altra, spalancò gli occhi su paesaggi incontaminati, isole sperdute, deserti e foreste, incontrando le piante e gli animali più bizzarri. Capì che il segreto della natura è la sua diversità e che tutti gli esseri viventi sono imparentati fra loro proprio come nonni, nipoti e cugini.
Quando tornò a casa si mise a scrivere di getto le sue idee in un diario, iniziando così un secondo viaggio fantastico, tutto racchiuso questa volta nella sua mente. La vita è come un grande albero ramificato, le specie si sono evolute per milioni di anni grazie alla selezione naturale e ad altri fattori naturali, e anche noi esseri umani facciamo parte di questa storia piena di sorprese imprevedibili, scrive il ragazzo nei suoi taccuini. Ma non sarà troppo presto, aggiunge, per annunciarlo al mondo? Come la penseranno i miei amici che sono ancora convinti che tutto là fuori è sempre stato come appare oggi? Il giovane scienziato ha paura e decide di mantenere il segreto, si trasferisce in una bellissima casa di campagna piena di bambini, con le sue serre, gli esperimenti nello studio e i suoi allevamenti di colombi, finché un giorno… ma il resto lo scoprirete soltanto leggendo questo libro.
Sì, perché l’avventura non è soltanto quella dell’evoluzione, raccontata dai fossili e dagli adattamenti degli animali, ma anche quella della scienza stessa e delle sue scoperte, che hanno qualcosa in comune con il piacere del gioco e con la curiosità di un bambino. Se una volta osservando un frammento della natura ti sei chiesto “perché?”, allora sei pronto per ascoltare la strana storia del signor Darwin!