domenica 28 febbraio 2010

A domanda risponde

A parte che i tempi stringono
e tu li vorresti allargare...
(da Niente paura di Ligabue)

La citazione colta mi dovrebbe aiutare a spiegare che tenere un blog è faticoso, molto più di quello che si può pensare. Soprattutto se si parte con ambizioni troppo grandi: scrivere sempre qualcosa di originale, che non si può trovare da altre parti, almeno non in quella forma. Qualcosa di chiaro e semplice ma anche rigoroso. Qualcosa che non sia un semplice rimando ad altri siti. Se possibile, qualcosa di affascinante.
Ora, ammesso di averne la capacità, uno si illude di riuscire a trovare il tempo per fare tutto ciò. Poi si trova a dover fare lezione, preparare verifiche, correggere verifiche, andare a prendere un figlio all'asilo, giocare col suddetto figlio, procurarsi da mangiare, mangiare, collaborare a tenere una parvenza di ordine e pulizia in casa, trovare la voglia di scrivere che superi la voglia di leggere i libri che si accumulano sulla scrivania. Insomma, senza farla troppo lunga: ho una lista di cose da scrivere ma non riesco a finirne neanche una in maniera che mi soddisfi. 
Intanto i giorni passano: la data dell'ultimo post è di dieci giorni fa (!).
Tutto ciò per introdurre il vero argomento di questo post che, dopo la premessa, sembrerà una follia. E forse lo è: ho deciso di seguire una proposta del Mac (quello di seconda A, non il computer) e creare un post (questo) dove ognuno può fare delle domande cui io mi riprometto di rispondere.
La cosa funziona così: nei commenti al presente post uno scrive la domanda (occhio: è NECESSARIO scrivere il proprio nome, altrimenti non ammetto nemmeno il commento). Poi aspetta. E aspetta ancora. Aspetta che io trovi tempo e forza per rispondere. E non è detto che li trovi.
Come ho già fatto notare non sono un'enciclopedia vivente e questo blog non è un rispostificio, tipo yahoo answers. Ma può anche essere che qualche domanda interessante dia lo spunto per qualche risposta altrettanto interessante. Un piccolo esperimento, vediamo come va.
Faccio notare anche che esiste un sito (di esperti veri) che si chiama proprio A domanda risponde. Si fa pagare per le risposte. Giurin giuretta, io ho pensato al titolo di questo post prima di sapere del suddetto sito.
A voi la parola.

venerdì 19 febbraio 2010

Buon appetito

Quelli di seconda A si sono lamentati. Questo blog si occupa poco di loro, dicono.
Bene, cari secondini, ecco alcuni link a filmati su Tu Tubi (You Tube) scelti apposta per voi (non che gli altri non possano guardaseli, eh). Stavolta si parla di apparato digerente.
Da "La  macchina meravigliosa" di Piero Angela (il classico va sempre):

La Coronet Films (o Coronet Instructional Media Inc.) era una casa americana produttrice di film didattici attiva fino agli anni settanta. Molti dei suoi filmati sono ormai superati ma mi pare che questi possano essere ancora utili:
E per finire, qualcosa di interdisciplinare. Una lección rápida de anatomía: 
Buon appetito!

martedì 16 febbraio 2010

I dispari e i quadrati

La matematica è l'arte della spiegazione. Se si nega agli studenti la possibilità di dedicarsi a questa attività - di proporre i propri quesiti, di elaborare le proprie congetture e le proprie scoperte, di sbagliare, di vedere i propri sforzi creativi frustrati, di avere un'ispirazione e di formulare con fatica le prorpie spiegazioni e dimostrazioni - si nega loro la matematica stessa.
Paul Lockhart

Vi propongo un quesito. Ne abbiamo parlato in classe ma qui sotto trovate una presentazione.
Detto questo, non ho molto da aggiungere alla citazione di Lockhart. Solo vorrei sottolineare l'espressione "sforzi creativi" e, soprattutto, "frustrati". Nessuno dice che trovare una spiegazione sia facile o veloce. (Forse per qualcuno di voi lo sarà, non so.) Le difficoltà aumenteranno il gusto di trovare la strada buona.
Dispari_quadrati                                                            

lunedì 15 febbraio 2010

Un compleanno da festeggiare

"La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto."


Oggi non è (solo) il giorno dopo San Valentino. E' anche il compleanno di Galileo Galilei (nato il 15 febbraio 1564). Quella sopra è una sua citazione, una delle più famose, tratta da Il saggiatore, opera scritta nel 1623. Ringraziamo per aver avuto uno come lui.

martedì 9 febbraio 2010

E quindi uscimmo a riveder le stelle, anzi restammo in casa

Nuvoloso. Solo nuvoloso. Niente neve, come qualcuno sperava: domani bisognerà proprio andare a scuola. Una vera disdetta (!). Ma il fatto è anche che con questa coperta di nuvole non si riesce a vedere nessuna stella. Nelle scorse settimane, invece, alcune notti erano così serene che il cielo era un vero spettacolo (altro che TV).
In mezzo al prato davanti a casa mia, col naso in su, c'era da rimanere a guardare per ore. Non che io ci sia rimasto per più di qualche minuto: faceva un freddo boia, devo ammettere. Ma rientrare un po' intirizziti era l'unico prezzo da pagare, per il resto lo spettacolo era gratis. E ne valeva la pena, c'era molto da osservare. Si vedeva molto bene Marte, per dire.
Guardare le stelle fa bene. Ti rimette al tuo posto, ti ricorda quanto sei piccolo (ordine di grandezza 10 alla zero metri) nell'universo (ordine di grandezza 10 alla 26 metri, quello osservabile).
Mi ha fatto venire voglia di parlarne a lezione ma c'entrava proprio poco con gli argomenti che stiamo affrontando in questo periodo (va bene divagare un po' ma non esageriamo). Così magari se ne potrebbe parlare qui.
Piccole cose, intendiamoci: non è che io sia un grande esperto di astronomia. E non ho neanche un telescopio. Ma già a occhio nudo c'è molto da scoprire. Serve solo un cielo ben buio e sereno.
Appunto: nelle notti nuvolose come questa bisogna rinunciare al cielo? Non del tutto: una possibilità è Stellarium, un bel programma open- source (liberamente disponibile) che permette di vedere il cielo sopra le nuvole, accelerare il tempo e vedere l'alba di domani, trovare le costellazioni, vagabondare nell'universo. Il tutto seduti al caldo davanti al computer.
Certo, per quanto sia bello, non è il cielo vero. Di quello parleremo più avanti.

giovedì 4 febbraio 2010

Un altro pesce dal passato

In un post di qualche giorno fa ho raccontato la storia del celacanto. Ora, si potrebbe pensare che la scoperta di una specie che si pensava estinta da milioni di anni possa essere già abbastanza clamorosa. Invece non è finita.

Manado Tua, isola di Sulawesi, Indonesia. Un bel giorno di settembre del 1997, Mark Erdmann e sua moglie Arnaz sono in luna di miele, stanno passeggiando tra le bancarelle del mercato. All’improvviso Arnaz nota uno strano pesce su un carretto: è coperto di scaglie marroni e ha delle strane pinne lobate. La maggior parte dei turisti considererebbe quell’animale come una stranezza locale. Si dà il caso però che Mark Erdmann sia un biologo marino con un dottorato all’Università di California a Berkley. Riconosce subito il celacanto. Lo fotografa. Chiede informazioni al pescatore: pare che il celacanto sia un pesce locale. Mark aveva studiato che il celacanto è sudafricano ma pensa che, evidentemente, i suoi ricordi di studente sono imprecisi e il pescione è diffuso anche in Indonesia. D’altra parte fino a qualche decennio prima sembrava che non ce ne fossero proprio più, da nessuna parte…
Tornato in California Mark scopre che i suoi ricordi erano giusti: non si hanno notizie ufficiali di celacanti più a Est del Madagascar! Erdmann torna in Indonesia e si mette a cercare il pescatore che aveva incontrato al mercato. E lo trova. Ne trova anche altri tre che dichiarano di aver pescato il celacanto. Sembrano attendibili. Pare anzi che da quelle parti il pesce sia noto come “Re del mare” e se ne peschino 2 o 3 all’anno. Così Mark promette una ricompensa a chi gliene procurerà un altro esemplare.
La mattina del 30 luglio 1998, un pescatore gli porta un grosso celacanto ancora vivo.
Dagli esami che seguiranno risulterà che non si tratta di una Latimeria chalumnae. È una nuova specie: Latimeria menadoensis.
Il confronto tra i DNA dei due animali dice che la differenziazione tra le due specie risale a circa 30-40 milioni di anni fa.
Così adesso non abbiamo più un pesce venuto dal passato, ne abbiamo due.
A vederli sono quasi uguali, sennonché il celacanto africano è bluastro, quello indonesiano è marrone. Per il resto può valere ancora la descrizione che Marjorie Courtenay-Latimer scrisse nel 1938, quando chiese aiuto a J.L. Brierly Smith per la prima classificazione del pesce (allora) misterioso: "É ricoperto di pesanti scaglie, quasi come un’armatura, le pinne somigliano ad arti [...]. La dorsale ha sottili spine bianche su ogni filamento".
Sembra un po’ la descrizione di un mostro da film. E infatti nel 1954 il film Il mostro della laguna nera (The Creature From The Black Lagoon, in originale) è dichiaratamente ispirato alla scoperta della latimeria delle Comore, avvenuta l’anno prima. Nell’immagine la locandina del film.

Molto è stato scritto sul celacanto ma non moltissimo si sa. Vive rintanato in profonde grotte marine e ne esce nel pomeriggio per cacciare lungo la costa, sempre alla stessa ora. Dove tenga l’orologio resta un mistero.
Una spedizione del 1987 osservò per la prima volta uno strano comportamento: le latimerie ogni tanto si inclinavano in avanti e sembravano stare in piedi sulla testa. Perché? Un altro mistero.
Le sue pinne simili a zampe indussero a credere che il celacanto fosse l’antenato diretto dei vertebrati terrestri. Si pensava che usasse le pinne per camminare sul fondo. Non era così: le pinne gli permettono solo un grande controllo della nuotata.
La latimeria è inclusa nella lista rossa dell’IUCN come specie a rischio di estinzione. Ne restano poche, infatti, probabilmente meno di un migliaio. È un animale immutato da oltre 400 milioni di anni. Non è antenata diretta dell’uomo ma di sicuro è riuscita a sopravvivere ai dinosauri. Sarebbe un vero peccato se proprio adesso finisse per estinguersi. Di nuovo.

mercoledì 3 febbraio 2010

Che potenza!

In prima A stiamo dando i numeri. E le stiamo sparando grosse. Non c'è da spaventarsi: si sa che quando si parla di potenze è un attimo arrivare a numeri enormi. O enormemente piccoli, se l'esponente è negativo.
Ma numeri troppo grandi o troppo piccoli possono essere difficili da "vedere" nella realtà.
Questo filmato può aiutare. L'ho trovato su Gravità Zero (un bel blog di divulgazione scientifica), è "un viaggio immaginario dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo scalando una potenza di 10 ogni 2 secondi. Dai confini dell'Universo all'interno degli atomi". Girato nel 1977, dopo oltre 30 anni "funziona" ancora benissimo. Non fa un po' impressione notare quanto si somiglino le immagini dell'universo "infinitamente grande" e quelle dell'atomo "infinitamente piccolo"?

lunedì 1 febbraio 2010

Il pesce venuto dal passato

La prima volta che ho sentito parlare della Latimeria ero all’università, assistevo a una lezione di zoologia dei vertebrati. Saranno si e no vent’anni fa, o poco meno. (Tralascerò qui di notare che gli anni passano con una velocità vergognosa, fino a sembrare minuti.)


L’ultima volta che ho sentito parlare della Latimeria è stato pochi giorni fa, a un’altra lezione. Non ero all’Università e l’argomento della lezione non era la zoologia dei vertebrati. Si stava parlando di apparato respiratorio umano e, grazie alla mia innata abilità nel perdere il filo e grazie ai soliti interventi fuori tema, siamo passati ai pesci antichi. Non so ancora come.


Fatto sta che tornare a parlare della Latimeria mi ha suscitato un vespaio di ricordi e ha fatto rinascere interessi sopiti. Perché è piuttosto interessante la vicenda di questo pesce (la Latimeria è un pesce, sì, noto anche come celacanto): per anni si credette che lei e i suoi parenti stretti (non troppo stretti, in realtà l’intera classe dei Sarcopterigi) fossero ormai estinti. E non da poco: estinti dal cretacico (tra 146 e 65 milioni di anni fa, anno più, anno meno). Li si studiava solo grazie ai resti fossili.


Sudafrica. Un bel giorno di dicembre del 1938, presso la foce del fiume Chalumna, viene pescato uno strano pesce blu, con delle pinne ventrali e pelviche (quelle “sotto la pancia”) che assomigliano un po’ a delle zampette. È un bel pescione lungo 1 metro e mezzo, oltre mezzo quintale di peso. I pescatori lo portano al museo naturalistico di East London (Sudafrica), dove lavora Marjorie Courtenay-Latimer. Quest’ultima capisce di avere a che fare con qualcosa di ignoto. Chiede aiuto a J.L. Brierly Smith, suo amico ed esperto ittiologo. Risulta che non si tratta solo di una specie sconosciuta ma di un vero e proprio fossile vivente, l’unico esemplare di un’intera classe che si credeva scomparsa coi dinosauri. Uno scoop!
La nuova specie venne chiamata Latimeria chalumnae e, se avete letto con sufficiente attenzione, potete ben intuire da dove arriva il nome.


Ma il celacanto non era solo un fossile vivente, era anche difficilissimo da pescare: ci vollero 14 anni e perfino una taglia di 100 sterline (dead or alive!) perché ne saltasse fuori un altro esemplare. Fu pescato in un altro bel giorno di dicembre, stavolta però al largo delle isole Comore (Oceano Indiano, non lontano dal Madagascar).


Poi si scoprì che gli indigeni non solo la pescavano piuttosto spesso ma erano anche poco contenti quando se la ritrovavano nella rete: avevano provato ad assaggiarla e, ignari di mangiarsi un fossile vivente, non la consideravano un granché come cibo. Forse sapeva un po’ di vecchio, verrebbe da dire.


Più o meno a questo punto ero rimasto. Ho anche rispolverato il vecchio libro su cui ho studiato, Zoologia dei vertebrati, di Enrico Vannini (edizione 1982): si parla di “unica specie attuale”. Ma la storia continua.
Per sapere come va a finire dovrete aspettare il prossimo post.


Nel frattempo potreste fare una gita al Museo di storia naturale di Milano, dove si trova l’esemplare più vicino a noi. Questo se ne volete vedere uno dal vivo (si fa per dire: è un calco).
Se preferite potete guardarvi questo raro filmato di un celacanto in libertà:
Coelacanth in deep submarine canyon

Sei proprio un creativo

Con questo post si potrebbe inaugurare una nuova rubrica. In effetti la prima rubrica. Sono stato un po' indeciso su come chiamarla.
Pensavo"Largo ai giovani". Poi mi è sembrato un po' banale e troppo ottimista.
Pensavo "Refurtiva" o qualcosa del genere, perché potrebbe essere fatta di tutto il materiale sequestrato in classe (bigliettini, disegnini, eccetera). Poi mi è sembrato un po' pericoloso e forse un po' illegale (la privacy, quelle robe lì).
Alla fine mi sono deciso: il risultato è il titolo di questo post, ...sono proprio un creativo!
Il primo creativo (speriamo non sia anche l'ultimo) risponde al nome di Alessandro Cardani, classe prima A. E' lui che ha disegnato la striscia che qui sotto fa bella mostra di sè. Lui sostiene di averla creata a casa, dopo una lezione di scienze. Io sospetto che l'opera abbia visto la luce durante una lezione di scienze. Ma voglio credergli. Tra l'altro la striscia rende bene l'idea di quali argomenti edificanti affrontiamo in classe.
Dopo numerose richieste (suppliche sarebbe espressione più adatta) Alessandro mi ha concesso la pubblicazione. Dunque buon divertimento e siate creativi!