“
Tu dirai: ancora matematica! A volte non se ne può fare a meno, Signore.” Chi pronuncia queste parole è il grande
Eratostene, rivolto al sovrano Tolomeo IV Filopatore. Le si trova scritte in una delle ultime pagine del romanzo La chioma di Berenice, di
Denis Guedj, matematico e scrittore
scomparso pochi mesi fa.
Ora, so bene che cominciare la presentazione di un romanzo con una citazione sulla matematica significa che la maggioranza dei lettori eviterà il libro come se fosse infetto. Quindi preciso che di matematica -quella con numeri, operazioni, regoline- ce n’è ben poca.
È la storia di un’avventura sul Nilo: ci sono alligatori pericolosi, battaglie, una storia d’amore, intrighi e cospirazioni alla corte del faraone, delitti efferati. Soprattutto c’è il racconto di una delle grandi avventure scientifiche dell’uomo.
Terzo secolo avanti Cristo, una spedizione parte da Alessandria d’Egitto con un obiettivo ambizioso: misurare il mondo.
Per la verità: la spedizione deve “solo” misurare la distanza tra Alessandria e Siene (oggi Assuan). Con questo dato, ci penserà poi il grande Eratostene a calcolare la circonferenza della Terra.
Se sfogliate il libro di aritmetica di prima media, dove si parla di numeri primi, e magari anche quello di scienze, dove si parla del pianeta Terra, il nome di Eratostene salta fuori di sicuro. Perché Eratostene è un personaggio storico ed è stato davvero un grande. E ha davvero usato la distanza tra Alessandria e Siene per determinare la misura del meridiano terrestre. Il metodo è descritto nel libro (e magari ne parlerò in un prossimo post).
Per ora soffermiamoci sulla spedizione lungo il Nilo: è un’invenzione di Guedj. In realtà nessuno sa come facesse Eratostene a conoscere la distanza tra le due città. Alcuni pensano che sia stata misurata in ore di cammino di cammello, probabilmente invece fu frutto di una grande campagna di misurazioni che sfruttava agrimensori ufficiali del re. Guedj, per il romanzo, sceglie il metodo del bematista. Cos’è un bematista? È una specie di strumento di misura umano, uno che misura le distanze contando i propri passi.
Accade spesso nei libri di Guedj: la fantasia si mischia alla realtà storica. Ne esce un impasto affascinante, nel quale personaggi inventati incontrano grandi personaggi storici. È inventato il protagonista principale, Teofrasto Excelsior (Teo), è inventato Beton il bematista, è reale Eratostene. Sono realistiche e molto accurate le descrizioni dello sfondo: la città di Alessandria d’Egitto, con il suo magnifico faro –una delle sette meraviglie del mondo antico-, con la Grande Biblioteca -la raccolta di libri (rotoli di papiro, in effetti) più maestosa e famosa del mondo-. Poi le piramidi, la piena del Nilo, le tradizioni degli antichi egizi. Tutto molto curato, tanto che qua e là il romanzo si perde e ti trovi a leggere un’opera di saggistica. La storia sparisce per far posto alla Storia.
Questo è il punto di forza dei romanzi di Denis Guedj. Ed è anche il loro punto debole. Dà una piacevole sensazione godersi una bella storia e accorgersi che nel frattempo si è imparato qualcosa, ma se l’intento divulgativo fa sparire la storia, se la didattica pesa troppo, il libro rischia di non funzionare più.
Un esempio: avevo consigliato Il teorema del pappagallo, il libro di Guedj più venduto, nel quale l’indagine su un omicidio si intreccia con alcune delle tappe fondamentali della storia della matematica . Una ragazza mi ha confessato di averlo letto fino in fondo. Saltando le parti dove si parla di matematica!
Per lei il libro non ha funzionato.
La chioma di Berenice dovrebbe essere più facile da leggere: la storia è scorrevole, la matematica c'è ma quasi non si nota. Se qualcuno decide di leggerlo (o lo ha già letto) mi faccia sapere.
Aggiungo il collegamento a
un'intervista a Denis Guedj su La chioma di Berenice.
PS: il ritratto di Guedj ad acquarello è opera mia, infatti non è molto somigliante. I commenti entusiasti sono i benvenuti.